Il Grande Orso - un'illustrazione presa dagli Orsi di Balduvia, Magic l'Adunanza

Come il Cinghiale e il Lupo, l’Orso è una delle creature selvagge più comuni dell’immaginario simbolico e fantastico.

L’Orso è una grande fiera delle selve e rappresenta un ambito premio per il cacciatore di belve, ma è anche accomunato all’uomo per molti gesti e una parte della propria fisionomia. Spesso questo animale rappresenta una sorta di “uomo selvaggio”, ma anche di spirito o demone della natura, perfino di dio delle foreste. Può simboleggiare l’incarnazione della pura animalità ma anche (poiché si muove a due zampe, cammina e balla) il corrispettivo diretto dell’uomo in natura. Spesso è “simpatico”, giocherellone e qualche volta viene addomesticato da zingari e giostrai nelle fiere e nei carnevali.

Nei miti appare più spesso come “fratello orso”, “padre orso” e “orsacchiotto”, piuttosto che come avversario da combattere. Dall’Asia all’America del Nord, passando per le popolazioni europee, lo Spirito dell’Orso concede furia selvaggia ai guerrieri e saggezza agli sciamani. I berserkir (“pelle d’orso”) di Odino sono guerrieri belva che “… andavano senza corazza, selvaggi come cani e lupi. Mordevano i loro scudi ed erano possenti come orsi e tori. Facevano eccidio di uomini e ferro e acciaio nulla poteva no contro di loro”. Pelli di orso o speciali collari di ferro potevano trasformare i guerrieri in furie devastanti, “in orsi”, e dare loro una sorta di invulnerabilità, mentre la “rabbia degli orsi” poteva essere provocata anche dall’assumere una specie di veleno prodotto nella testa degli orsi uccisi.

Nella tradizione ebraico-cristiana, l’Orso appare spesso in funzione “positiva” ma violenta: quando il profeta Eliseo maledice chi lo schernisce, due orsi appaiono e ne fanno strage (certo, muoiono quarantadue bambini solo perchè gli hanno detto “calvo”)! Gli orsi che avrebbero dovuto uccidere San Cerbone in un’arena finiscono per leccargli i piedi e un Orso aiuta San Gallo a costruire un’abbazia. Tratti positivi appaiono anche nel mondo greco, dove le due Orse diventano i simboli del cielo di settentrione e due delle costellazioni più importanti della volta celeste. La dea Artemide, grande cacciatrice e Signora degli Animali, ha nel suo stesso nome il termine Arktos (Orso), di cui essa è incarnazione.

Somiglianza e familiarità con l’uomo, furia selvaggia e primitiva, coraggio e onorabilità, saggezza e spiritualità sono quindi i tratti principali di questo animale totemico, pericoloso e simpatico.

Orsi bruni, bianchi e neri, orsi delle foreste, dei monti e delle nevi popolano le zone selvagge e i territori vicini e lontani dall’uomo; in natura, l’Orso ha una variante possibile per ogni ambiente.

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In ogni caso, l’esemplare più impressionante di tutti, terrore ancestrale dell’umanità, rimane il mostruoso Orso delle Caverne. Pesante fino a una tonnellata, alto tre metri, dotato di dentatura impressionante e di lunghi e forti artigli, questo essere popolava l’immaginario dell’uomo preistorico come uno dei mostri più temibili che potevano essere incontrati nel fondo delle caverne, in letargo o sveglio nella propria tana. I teschi di questo animale, vagamente simili a quelli umani, erano considerati resti di giganti e orchi mangiatori di uomini di una remota antichità. Purtroppo l’orso non era poi così temibile e alla fine si estinse e perse la lotta contro l’uomo e il clima.

Un altro Orso da non sottovalutare è l’Orso labiato (anche orso notturno, orso giocoliere, orso bradipo o “sloth bear”). Gli esemplari di questa specie sono velocissimi, alti quasi due metri, capaci di appendersi ai rami degli alberi e dotati di unghioni adatti a scavare il terreno e sventrare qualsiasi animale. Estremamente potenti, pare che essi possano vincere con facilità scontri con qualsiasi altro orso contemporaneo e sembra abbia impronte simili a quelle umane e andatura trasandata. In Oriente veniva e viene purtroppo imprigionato da zingari e circensi e utilizzato come giocoliere.

Proporzione tra Orso delle Caverne e Umano

Forse una variante dell’Orso labiato è l’Orso Nandi, un’enigma della criptozoologia: “un animale dotato di una ferocia senza pari, che si sposta su quattro zampe, ma che è in grado di muoversi anche solo su quelle posteriori, d’abitudini notturne e molto raro da osservare, attaccherebbe solitamente le persone isolate, che la maggior parte delle volte non tornano indietro per raccontarlo. Si dice che di notte entri nei villaggi per portare via una pecora e che in un’occasione abbia persino sfondato il tetto di una capanna per penetrare al suo interno.”. Questa bestia è spesso identificata anche con qualche razza sconosciuta di iena o scimmia e potrebbe essere protagonista di avventure contemporanee basate su terribili e misteriose creature emerse dalle zone d’ombra del mondo.

Nel fantastico ludico e narrativo, l’Orso è un incontro che può spesso portare ad “amicizia” con l’eroe, ad alleanza, a un messaggio iniziatico o a una comunione di intenti. Orsi come guerrieri alleati, compagni o cavalcature sono comuni di molte storie fantastiche, a cominciare dagli episodi di Beorn ne “lo Hobbit”. Se l’Orso è un incontro ostile, l’eroe può ancora cavarsela cercando di capire cosa provochi l’ostilità: cuccioli da difendere, un sonno disturbato, un torto subito da cacciatori, la classica spina nella zampa. Quando infine non se ne può proprio fare a meno, l’Orso diviene un terribile nemico, simbolo della natura primordiale e delle insidie di andare per boschi e caverne. Attacca eretto sulle zampe posteriori, con enormi artigli, e può anche brancicare e straziare la gola con le sue zanne, in una sorta di “presa”, non prima di aver lanciato terribili versi di furia che rimbombano per centinaia di metri intorno. L’Orso è meno “coriaceo” del Cinghiale, ma la minaccia dei suoi artigli e zanne è spesso peggiore. Nelle sue tane non ci dovrebbe essere nulla di interessante, ma di certo attorno ad esse potrebbero esserci i resti di vittime precedenti. In genere sono creature solitarie e diffidenti, ma ogni esemplare ha un carattere differente.

Beorn alla Battaglia dei Cinque Eserciti

Dalla loro cattura si possono ottenere pelliccia, cuoio e tendini per la realizzazione di corde di archi, protezioni e vestiario, nonchè una bella testa da rivendere, magari ancora attaccata alla pelle. Gli amici degli animali potrebbero comunque trovare disdicevole un commercio di questi beni. La pelle dell’orso potrebbe essere anche utilizzata per realizzare un mantello per eroi piuttosto “rustici”, mentre inquietanti sciamani potrebbero indossare pelli e teste di orso come ornamento permanente.

Mauro Longo
Mauro Longo
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