Nel mondo dell’informazione, quando una frase inizia con “In India…”, “Recenti studi inglesi…” e “Alcuni scienziati russi…” tutti sanno a priori di trovarsi in presenza di sciocchezze incredibili.
È con la triste consapevolezza che mi deriva da questa considerazione che riporto la più sconcertante delle notizie.
L’Atlantide, il Mistero dei Misteri, il simbolo supremo della leggenda, del mito e delle tradizioni segrete, si troverebbe in Sicilia. Per la precisione sarebbe un’isola perduta nell’arcipelago delle Eolie, una ottava isola vulcanica inabissatasi nella remota antichità e i cui resti sono adesso sotto il livello del mare, a circa 180 metri di profondità.
A elaborare questa teoria sarebbe stato “lo studioso Vjaceslav Jurikov, membro dell’Accademia Russa delle Scienze”, di cui non saprei dire altro, visto che è impossibile riscontrare la notizia o verificare la stessa esistenza di tale fantomatico personaggio. Ad ogni modo, questa eccezionale ipotesi spiega come, in passato, date le ridotte conoscenze del mondo, le Colonne d’Ercole oltre le quali si sarebbe trovato il “continente perduto” fossero non quelle dello Stretto di Gibilterra ma quelle dello Stretto di Messina, praticamente Scilla e Cariddi.
Atlantide sarebbe stato un regno di grandi naviganti e la sede di un’antica e sviluppata società, come effettivamente le Eolie erano (per gli standard di quelle epoche ancestrali) e come ci viene ricordato anche nei miti di Ulisse.
Quando la catastrofe fece inabissare Atlantide, l’ottava isola eolia, gli abitanti avrebbero avuto il tempo di lasciarla e (invece di raggiungere un’isola vicina) emigrare niente di meno che in Ucraina, portando con sé il simbolo del tridente, che da allora appare come importante emblema nazionale.
Il tridente era infatti sia l’attributo del dio Poseidone, patrono di Atlantide, ma anche rappresentazione stilizzata della forma naturale dell’arcipelago.
Una concentrazione tanto elevata di sciocchezze non poteva non stimolare ad approfondire l’argomento.
Anni prima del misterioso scienziato russo (o ucraino), un molto più concreto appassionato messinese aveva sviluppato una teoria molto simile, che è oggetto di un altro articolo.
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