La Madre degli Abissi

 

Kharybdis, “Cariddi” è uno dei più celebri e temuti mostri del mondo antico.

Il suo nome è ancestrale, precedente alla lingua greca che in seguito lo acquisì. La radice del termine è sicula, dei Siculi di Zankle, oppure semitica, dei Fenici che risedettero nelle acque dei Laghi di Capo Peloro.

La raffigurazione di Cariddi del Montorsoli

In ogni caso essa è la Divoratrice, il Gorgo, la Voragine del Mare, forza travolgente e mostruosa che non conosce impedimento o freno e conduce verso profondi luoghi oscuri, dove si aggirano i deformi abitanti delle profondità e dove i continenti si trattengono.

Con parole non felici ne parlano gli autori antichi:

Ingorda, Cariddi, tre volte al giorno terribilmente assorbe, nel proprio gorgo, l’acqua livida e tre volte al giorno poi la rigetta vomitandola, con immane bollore, fino alle stelle. Cariddi è crudele. Cariddi ha un ventre di oscure e immani profondità. Cariddi ingoia le navi e vomita i relitti, il legname, i corpi degli uomini annegati”.

 

Cariddi è la Mostruosità del Mare. Essa giace di fronte alla sua eterna compagna di morte, l’empia e vorace Scilla, si acquatta a ridosso della terra e sotto il mare, nello Stretto di Messina.

Cariddi è la Madre degli Abissi. I miti le associano come figli tutte le creature delle profondità che le correnti fanno spiaggiare sulla costa di Messina, i “pesci diavolo” dei pescatori di Capo Peloro. Questi esseri abissali, mostruosi, semivivi, con occhi immensi, organi luminosi, bocche enormi, stomaci dilatabili fino ad essere trasparenti e denti lunghi e aguzzi presenti sulla lingua e sul palato hanno forse l’aspetto, in piccolo, della loro mostruosa genitrice.

E dunque gorgo marino, mostro delle profondità e madre di aberrazioni, Cariddi giace sotto Messina da prima degli inizi della sua storia ed in eterno attende il suo tempo.

 

Quale sia il suo segreto lo capì soltanto, nel tempo delle leggende, Colapesce.

Quando riemerse dalle profondità dei mari dello Stretto, con gli occhi sbarrati, con parole di oracolo disse solamente:

Messina, Messina, un dì sarai meschina.

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Mauro Longo
Mauro Longo
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