L’Albero del Drago

 

Il nome scientifico è Dracaena Draco, tanto per non sbagliare. Cresce lentamente, di pochi decimetri ogni secolo e nelle classificazioni botaniche fa parte di un gruppo di piccole piante erbacee.

Ma non è un’erba, è anzi una pianta gigantesca con una grande e densa cupola di acuminate foglie verdi e un tronco di colore grigio perla che si ramifica con l’età. Al suo interno non ci sono anelli di accrescimento e questo impedisce di verificare la sua età. Si trova all’Orto Botanico di Messina e in quello di Palermo, tra i tanti altri eccezionali monumenti naturali che qui si conservano e curano.

 

Ma la Dracaena Draco, l’Albero del Drago, è una pianta ancora più speciale. Incidendo il suo tronco, la Dracena secerne una resina che diventa subito rossa. Conosciuta da egiziani, greci, romani e arabi, questa sostanza era ritenuta portentosa, creduta “sangue di drago” e per questo commerciata a prezzi elevatissimi.

Maghi, alchimisti e guaritori si procuravano il “sangue di drago” da mercanti di spezie e tinture che provenivano dalle Isole Canarie o dall’Oceano Indiano, ambienti naturali di queste piante, e lo impiegavano per diversi usi.

Con la resina della Dracena si curavano emorragie, ferite, piaghe e lebbra (perché il sangue di un drago poteva fortificare quello umano), si tingevano utensili e attrezzi vari (perché il sangue di un drago poteva temprare ogni materiale) e si combatteva la ruggine (perché il sangue di un drago “mangiava” ogni impurità).

Questa resina prodigiosa, proveniente da Dracene come quelle di Palermo e Messina, è anche una tintura magica e potente, un “cinabro vegetale” che serviva a tingere il legno di violini e liuti, stoffe e lini, lacche che andavano ad adornare i palazzi di imperatori cinesi ed emiri persiani.

Forse l’applicazione più celebre di questa sostanza è il colore ormai scurito usato per disegnare la figura di Gesù di Nazareth sulla “Sindone”, che si tratterebbe quindi di un dipinto e non di un alone biologico. Nel 1979 le analisi dell’Università di Chicago dimostrarono inoltre che la pittura utilizzata, a base di un tipo particolare di “sangue di drago”, era mescolata ad una gelatina databile almeno alla fine del medioevo.

Due approfondimenti sull’argomento sono disponibili sul blog delle Edizioni XII.
Si possono trovare a partire da questi articoli:  prima parte e seconda parte.

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Mauro Longo
Mauro Longo
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