Il Monaco, il Sultano e il Segreto della Montagna

La rubrica “Il Codice Cariddi”, esce dal 2007 sulla testata Ufficio Spettacoli, per indagare e raccontare segreti e misteri della Sicilia e in particolare del suo settore nord-occidentale: Messina, lo Stretto, le Isole Eolie, il Valdemone. I testi sono completamente rivisti rispetto all’originale, a seguito di studi successivi e dell’esigenza di una coerenza di temi e stile propria di una pubblicazione più matura.
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Monte Scuderi sorge a poche miglia da Messina e dalla sua cima pianeggiante si scorgono nei giorni sereni la riviera tirrenica, Capo Peloro, l’Etna e le Isole Eolie.

Ad essere più famoso e suggestivo è tuttavia il suo cuore sotterraneo: un sistema di caverne e passaggi in cui, secondo le leggende, giacerebbero mucchi di oro e d’argento protetti da un’oscura maledizione. Narrano le leggende che vi fosse seppellito perfino il titano Kronos, l’antico Signore dell’Età dell’Oro.

Nella “Storia della Terra di Alì”, vergata a mano da un monaco, Padre Serafino, sono riportate molte informazioni utili su questa grande montagna e sul suo sconfinato tesoro sepolto. Dedicata dapprima a Kronos (che vi sarebbe sepolto), poi a Nettuno e in seguito chiamata Monte Sparviero, essa è “abbondante di erbe e piante (…), resti diruti, vestigia di fabbricati e… antiche abitazioni…”.

Cavalli in cima a Monte Scuderi

Al centro del pianoro si trova poi l’ingresso ad un complesso di grotte, nelle quali si sono addentrati molti cercatori di tesori di diverse epoche e provenienze, riportandone piccoli bottini in oro e gioielli, alcuni dei quali visibili oggi in musei e collezioni private.

Un grande lago sotterraneo si troverebbe nel cuore della montagna e lì giacerebbe accumulato il tesoro della città bizantina di Micos, che un tempo sorgeva sul bastione roccioso e di cui sono ancora visibili in superficie le rovine. Studi recenti di eruditi locali, notizie di prima mano e una recente ricognizione confermano buona parte del resoconto.

Il più celebre di coloro che tentarono la “Trovatura” di Monte Scuderi è niente meno che il giovanissimo e illuminato sultano Ahmed I. Abile spadaccino e cavallerizzo, capace di parlare fluentemente numerose lingue, dopo essere venuto a conoscenza del tesoro, il sultano inviò un gruppo di suoi uomini ad effettuare la cerca. Molti di essi non fecero mai ritorno.

Altri, tornati in patria, contribuirono a diffondere la leggenda di una terribile maledizione. Negli anni successivi, il sultano tanto illuminato si abbandonò ai piaceri e si disinteressò per sempre al suo regno, lasciandolo decadere nella corruzione fino a quando non morì, all’età di 27 anni.

Ahmed I 1590 – 1617, Sultano dell’Impero Ottomano dal 1603 alla morte

La spiegazione di questo cambiamento e se questo fosse connesso alla “Cerca” di Monte Scuderi, rimane, a tutt’oggi, un mistero.

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Mauro Longo
Mauro Longo
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