“Non lascerai che una strega viva”

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La rubrica “Il Codice Cariddi”, appare dal 2007 sulla testata Ufficio Spettacoli, per indagare e raccontare segreti e misteri della Sicilia e in particolare del suo settore nord-occidentale: Messina, lo Stretto, le Isole Eolie, il Valdemone. I testi sono completamente rivisti rispetto all’originale, a seguito di studi successivi e dell’esigenza di una coerenza di temi e stile propria di una pubblicazione più matura.
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Questo versetto della Bibbia (Esodo, 22:17) è stato per secoli il fondamento della caccia alle streghe e della violenza torturatrice e omicida dell’Inquisizione.

Tale istituzione della chiesa cattolica nacque nel medioevo per rintracciare, punire ed estirpare eretici, ebrei, pagani, contestatori e personaggi scomodi di alto e basso rango che mettessero in discussione l’assoluta ortodossia religiosa promulgata dal soglio pontificio.

Anche Messina ebbe le sue vittime, che in parte ci sono tramandate da registri inquisitoriali superstiti, come quelli di Palermo e di Madrid. Oltre ai casi di luterani, eretici vari, bestemmiatori, bigami, giudei e marrani, il processo più celebre della città è quello celebrato contro Pellegrina Vitello, denunciata nel 1555 da diverse “pie donne” messinesi per magarìa (e cioè stregoneria, o come diremmo oggi “mavaria”).

 

Il Tribunale dell’Inquisizione era in quegli anni presieduto da Monsignor Bartholomeo Sebastian, Inquisitore generale di Sicilia, Vescovo di Patti e inviato personale dell’Imperatore Carlo V. Secondo i commentatori, Monsignor Sebastian si distingueva per dedizione al suo compito e grande ferocia.

La presunta strega venne accusata di aver operato fatture, sortilegi e jettature, di invocare i demoni e di avere visioni e trance. Dopo 14 giorni di carcere, Pellegrina confessa che le sue erano solo truffe, operate con l’aiuto di una compagna, una ciarlatana greca di nome Catharina che confezionava finti amuleti nefasti e li nascondeva nelle abitazioni. Pellegrina, chiamata per togliere le fatture, accorreva, riusciva a trovare il talismano nefasto (venendo avvertita da Catharina del luogo in cui lo aveva nascosto) e con un finto rito magico, rendeva di nuovo la casa sicura.

Ma Monsignor Sebastian non si fece ingannare. Le truffe non erano l’unico “prodigio” realizzato. Altri testimoni riferirono che le trance e le visioni di Pellegrina svelavano certi particolari bizzarri, che non potevano derivare da imbrogli. Ed erano sempre efficaci.

Dopo oltre due mesi di prigionia e il supplizio della corda, la mavara venne infine condannata ad essere esposta in pubblico e frustata, come monito per tutti i cittadini.

Continua…

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Mauro Longo
Mauro Longo
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