Manuali di scrittura – qualche consiglio

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Gli Attrezzi del Narratore, la Scuola Holden, Umberto Eco con il suo Lector in Fabula e le sue Passeggiate nei boschi narrativi, ma anche Franco Forte, Raymond Carver e il Gotham Writers’ Workshop: qualche lettura consigliata sul piacere di scrivere e la narratologia. 

Sono un appassionato di narrativa e fantastico, di lettura e di scrittura. Di tanto in tanto quindi alterno romanzi e racconti con saggi e manuali di scrittura, non perché voglio davvero dedicarmi ad essa (excusatio non petita), ma perché mi piace capire quali siano le leve e gli ingranaggi che stanno dietro a un buon libro, cosa sia la scrittura e come si raccontano le storie.

Leggere storie è un passatempo ma scriverle è un’arte, intesa nell’accezione greca di téchne, ovvero come la capacità umana di creare qualcosa, utilizzando delle conoscenze e applicandole con abilità e metodo. L’ “arte” di scrivere è quindi una “perizia”, un “saper fare”, con delle scienze (più o meno esatte e misurabili) alle spalle: in questo caso come minimo grammatica, sintassi e narratologia. Se questa è l’arte di scrivere, bisogna ricordare che esiste poi una cosa diversa che è il mestiere di scrivere, ovvero la pratica quotidiana di chi vive di scrittura. Come in qualsiasi altro settore della tecnica e dell’artigianato, chi lavora di scrittura può farlo o meno con vera arte (oppure essere solo raccomandato, fortunato o sopravvalutato) e chi scrive non per mestiere può anche essere un’artista incompreso, sfortunato o privo di agganci o anche un bravissimo dilettante (ma anche semplicemente inadatto, eh!).

Alcuni manuali e saggi più famosi, di scrittura o narratologia, sono dei caposaldi fondamentali del settore. Tra quelli che conosco, più o meno attinenti ma da possedere, ci sono ad esempio:

  • On Writing di Stephen King
  • Teoria dell’Orrore di H. P. Lovecraft
  • Elementi di stile nella scrittura di William Strunk Jr
  • La letteratura fantastica di T. Todorov
  • Morfologia della Fiaba di V. Propp

Inutile parlare dei più famosi però, meglio concentrarsi su altri meno conosciuti:

  • Il prontuario dello scrittore di Franco Forte. E’ la scuola elementare dello scrittore fai da te, dell’appassionato e del dilettante allo sbaraglio. Si comincia con quanto è lunga una cartella editoriale, come impaginare il file e cosa sono le battute, per poi concludere con “come presentare i propri testi ad agenzie e case editrici”. Semplice e un po’ banale, ma utile per farsi le basi.
  • Il Mestiere di Scrivere di Raymond Carver. Raccoglie tutta la “teoria” sulla scrittura del grande maestro americano. In queste poche pagine è raccolta l’essenza del minimalismo americano e l’esperienza di questo autore, giustamente celebrato in tutto il mondo. Il minimalismo americano non mi piace e non è fatto per il comune lettore europeo eppure da questo libro c’è molto da imparare, nella misura in cui sia possibile imparare da Carver. Il linguaggio è (molto americanamente) colloquiale, del tipo: “ehi ragazzi, io ho fatto così perché sentivo che era giusto e alla fine questa storia mi sembrava dannatamente buona!” Niente teoria, niente struttura, niente scienza (e questo io lo trovo triste e limitante), ma tutta l’esperienza di un poeta della penna. Breve e incisivo, ma poco didattico.
Nella penombra del tuo studio Raymond ti vede e ti giudica sempre!
Nella penombra del tuo studio Raymond ti vede e ti giudica, sempre!
  • Lezioni di scrittura creativa del Gotham Writers’ Workshop è un libro che riprende la lezione di Carver e di altri esponenti di correnti letterarie americane contemporanee e la espande in un manuale dettagliato e coerente, nonché pieno di esercizi pratici. Il Gotham Writers’ Workshop di New York è probabilmente la più celebre scuola di scrittura creativa degli USA: è figa e fa tendenza. Tradotte dalla Audino Editore nella sua (ottima) collana di manuali di scrittura, le Lezioni sono la summa del minimalismo e del realismo americano, incentrato specialmente sulla short fiction. Punto di Vista, Narratore, Show, don’t Tell e tutto questo genere di formule e teorizzazioni si ritrovano quì. Per chi ama lo stile americano, questo manuale è quello più rappresentativo presente in Italia (che mi sia capitato sottomano)… Interessante per tutti, fondamentale per chi ama le americanate.
  • …ma siccome noi siamo Italiani e gli Americani ce li mangiamo a colazione, abbiamo bisogno di teoria, strutturalismo e studi concreti su cui basarci e non di un semplice “leggi i racconti di Ray e fai come lui, quel tipo è dannatamente bravo!”. Ci viene in soccorso tra tanti Umberto Eco, con diversi saggi sull’argomento: Lector in Fabula, Opera Aperta, Sei passeggiate nei boschi narrativi e Sulla Letteratura. Usando anche lui i più disparati esempi concreti, ma con un approccio strutturalista, semiologico e universitario, Eco spiega e insegna tutti i meccanismi della narrativa. La lettura di questi saggi non è scorrevole come le chiacchiere spontanee di Carver ma, diamine!, se si vuole comprendere la narratologia bisogna affrontarla, come tutte le cose, con la doverosa preparazione e attenzione. Saggi fondamentali, che richiedono un lettore preparato.
  • Gli Attrezzi del Narratore di Alessandro Perissinotto è una versione tascabile, comoda e leggera di molte delle teorie e delle concezioni di narratologia europee contemporanee. Perissinotto è uno scrittore, traduttore e professore universitario e fa parte anche del “corpo docenti” della Scuola Holden di Torino. Poiché la Holden è la più celebre “scuola” italiana di scrittura creativa, il parallelo corre con il Gotham Writers’ Workshop di cui si è detto qualche riga più in alto. Torino vs New York dunque, ma anche approccio minimalista alla scrittura creativa (quello americano) vs teorie e tecniche di narratologia applicata (italiane). L’analisi di un racconto dello stesso Perissinotto accompagna tutto il (breve) manuale e aiuta a focalizzare le metodologie della narrativa. Carino, leggero e molto chiaro.
Strutturalismo, figliolo! Ho detto strutturalismo!
Vuoi diventare scrittore? Solo pane e strutturalismo dovrai mangiare!

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Il mestiere di scrivere

Lezioni di scrittura creativa

Lector in fabula

Sei passeggiate nei boschi narrativi

Sulla letteratura

Gli attrezzi del narratore

Il prontuario dello scrittore

Mauro Longo
Mauro Longo
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7 commenti

  1. Credo che quello di King che hai citato, On Writing, sia stato un libro rivelazione per me. Molto incoraggiante e umano, poco tecnico se non nell’eccezione della parte dedicata alla cassetta degli attrezzi, utilissimo negli esempi di editing. L’altro che ho da poco finito, credo il secondo di Carver che leggo, è Il Mestiere di Scrivere. Ebbene, sono amante del minimalismo e di quel modo colloquiale che usava Carver. La parte migliore a mio avviso, è quella della trascrizione della registrazione di una lezione.

    • Sì… doveva essere una persona davvero sensibile e umile a quello che si racconta nel libro. Una grandissima sensibilità interiore mischiata a decenni di “vera vita vissuta” che gli hanno dato materiale sterminato di cui parlare.

  2. Grazie Mauro per aver citato e annoverato fra i tanti la semiotica di U. Eco, davvero notevole e di non facile assimilazione, come tu stesso hai detto…
    Eppure, resta a mio avviso il libro più basilare di tutti, qualora si voglia affrontare in termini concreti -e anche avanzati- quali siano le ricchezze non già del lessico in sé, ma di quello più squisitamente italiano… il nostro modo di disambiguare e dettare più trame in un sol racconto, ch’è cosa, io credo, notevole.
    In alcune pagine, Eco paragona la scrittura ad una sorta di partita a scacchi fra scrittore e lettore, ove le due parti in causa del gioco tendono a meditare sulle mosse dell’altro, ad anticiparle, o ad indovinarle in un numero di due, tre possibilità…
    Nell”800 questo era un esercizio piuttosto in voga, che Hugo, ad esempio, mette in gioco di continuo; oggi sono strategie un po’ buffe che releghiamo alle soap opera… però resta di grande interesse il notare come queste strategie si siano evolute in racconti sopraffini davvero, quali quelli di Borges e dell’Ende di ‘Uno Specchio nello Specchio’; resta, a mio avviso, il testo più interpretabile che ci sia -dunque narrativa e semiotica insieme, estetica e contenutistica.
    Notevole anche quell’esercizio in cui, nella Bologna di fine ’70, agli studenti si dà un libriccino che è di Allais, ‘Un Dramma Molto Parigino’, e, in percentuale, si calcola in che modo gli studenti abbiano attualizzato le poche ma ramificate informazioni di cui l’autore ci rende partecipi…
    Il mio sogno è che un domani si faccia l’istesso con L’esercito degli Gnomi Ribelli, e cioè che vari lettori si cimentino in una sorta di ‘riscrittura’ del libro tenendo in calcolo la propria attualizzazione e recitazione…
    E’, comunque -questa dell’interpretazione- ancora un tabù letterario.

    • Non ho citato (volutamente) le lezioni americane di Calvino, ma anche lì ci sono spunti interessantissimi, che sono sicuro tu conosci o comunque apprezzeresti. Se una notte d’inverno un viaggiatore o il castello dei destini incrociati + locanda sono capolavori dell’ipertestualità…
      da leggere anche PRIMA di Eco…

  3. Avojjja con tre j…!!! Ho, ovviamente, tutto il Calvino combinatorio… che poi, caso volle, sia l’istesso che aveva il caro Ende (andai ad una mostra a Roma, alla casa di Goethe, per i suoi 80 anni)…
    Certo: io sarei sempre per leggere, prima ancora che istruirsi… è un po’ come ascoltare Beethoven prima di andare a lezioni di pianoforte… Vedi fra l’altro in maniera concreta quali sono le leggi che regolamentano il tuo campo d’interesse, è fondamentale.
    I libri da te citati sono i capisaldo del mio modesto scaffale -modesto: non so mai cosa significhi avere molti libri, ma diciamo che l’ho esaurito…
    Il Castello dei Destini Incrociati, dove vediamo cosa significhi dare significato ai significanti; Se Una Notte d’Inverno Un Viaggiatore, libri scritti col pensiero dal lettore nelle sue fasi ultime -punti di passaggio fra capitolo e capitolo- Le Città Invisibili, non ne parliamo: pura interpretazione, studio del significante più che del significato…
    Il fatto gl’è che tutto ciò elude l’interesse d’un pubblico legato al fantasy, e anche d’un mercato, legato al fantasy… Non dirò che c’è da vergognarsi perché è già vergognoso il risultato di tale antipatia…

  4. Ne ho comprati e divorati due, quelli che più mi ispiravano. Ecco le mie microrecensioni.

    IL MESTIERE DI SCRIVERE: Carver è un autore che mi ispira molto, è tanto che dico di leggere i suoi racconti e prima o poi devo farlo. Il libro è molto autobiografico, fa un sacco di riferimenti alle sue storie e poesie, ma non ha suggerimenti concreti. Una lettura piacevole e nulla più. Voto 6/10

    LEZIONI DI SCRITTURA CREATIVA: questo è un libretto spettacolare. Con chiarezza eccelsa va a toccare tutti i punti nodali dello scrivere. Essendo del 2003, le idee sulla pubblicazione sono superdatate; ma a parte quel capitolo, lettura obbligatoria. Voto 9/10

    In passato lessi ON WRITING, di King. Divertente l’ultima parte, dove revisiona una bozza in vari passaggi, troppo autoreferenziale la prima parte (il 70% buono del totale). Mi lasciò abbastanza poco. Voto 5/10

    E non posso tacere del favoloso NEL TERRITORIO DEL DIAVOLO (Sul mistero di scrivere), raccolta di saggi di Flannery O’Connor, che considero la miglior narratrice americana del Novecento. Anche qui i suggerimenti diretti non sono molti, e alcuni saggi sono molto specifici, ma è una lettura consigliata al 100%. Voto 8/10

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