Chi legge fumetti oggi in Italia?

chi legge fumetti
Chi legge fumetti oggi? Quanti anni hanno i lettori? La nona arte è ancora un intrattenimento per i giovanissimi o rimane in vita solo per nerd invecchiati?

Ho iniziato a leggere a tre anni, sui fumetti.

I miei lo ripetono spesso, con un misto di compassione e cordoglio.

chi legge fumetti?Era Topolino. Negli anni, ho fagocitato quintalate di prodotti simili della Disney, poi sono passato ad albi Bonelli e bonellidi di ogni genere. Assieme a tonnellate di libri, giochi e librogame, ovviamente. Un rapporto poco strutturato con comics americani e manga: per differenti motivi, questi due sottogeneri raramente incarnano quello che cerco nella Nona Arte e che invece ritrovo nel fumetto sudamericano, franco-belga e italiano. Naturalmente, a questa mia ultima affermazione ci sarebbero da fare infinite doverose eccezioni, ma non le voglio fare ora… non sono qui per questo.

Sono qui perché fino a ieri pensavo che i lettori di fumetti fossero principalmente sempre e ancora ragazzini e ragazzi, noiosamente schifati dagli adulti, come era ai miei tempi… nel millennio scorso.

Invece, alcune frasi lette ieri (e qualche giorno prima) in giro sulla rete su chi legge fumetti davvero, ad opera di persone che stimo e conoscono il settore, mi hanno folgorato.

Ve le riporto:

Chi legge fumetti?

“Io ho un’edicola e te lo posso dire: Topolino oggi lo comprano i quarantenni.”

“Il lettore medio di fumetti ha tra i trenta e i quarantacinque in italia.”

“Ho insegnato disegno fumettistico a un corso di tempo libero. Una classe di bambini tra i 9 e i 12 anni. NESSUNO aveva mai letto un fumetto, tranne una bambina che leggeva solo manga romantici.”

L’età media dei lettori Bonelli ormai viaggia sui quaranta. E su Tex Willer si sale ai cinquanta. La cosa drammatica è che ad oggi non esiste assolutamente ricambio.”

“Qualcuno che conosco: cosplayer, 18 anni. Non legge i fumetti da cui trae i cosplay.”

Bonelli è in bianco e nero, ha 94 pagine, e si vende in edicola. Per i giovani tutto questo è IL NULLA. Semplicemente non esiste, non è nel loro piano della realtà.

“E Topolino pure è alieno. Non si muove. Non si clicca. Non suona. Per un ragazzo di 15 anni ‘una rivista è un ipad che non funziona’ “

“Ci sono fenomenologie diverse e bisognerebbe fare dei distinguo per i manga e per i comics – ma per quanto riguarda il fumetto italiano, come Grandi Numeri si sta andando inesorabilmente verso ciò che è accaduto per il Teatro. Il fumetto italiano sarà una forma d’arte praticata e seguita da una esiguissima minoranza di super appassionati.”

chi legge fumetti?

"Ecco i tuoi giornaletti, vecchio nonno!"
“Ecco i tuoi giornaletti, vecchio nonno!”

Adesso io non so se tutto questo sia vero, ma sospetto di sì. Non ho una mia analisi, non ho una mia opinione, non ho un sarcastico parere o una sagace soluzione da offrirvi.

Sono ancora in shock post-traumatico.

Spero che qualcuno che segue questo blog possa contraddire questa impressione o aggiungere qualche dato o parere intelligente, visto che io ne sono sprovvisto…

PS: Ah, ecco… poi nel frattempo succede anche questo…

Mauro Longo
Mauro Longo
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12 commenti

  1. Ciao!
    Non ho dati né pareri intelligenti, ma solo esperienza personale. Tutti gli interventi virgolettati che hai segnalato corrispondono a situazioni reali che ho vissuto anche io, sia come lettrice che come autrice (quando sottopongo un progetto o portavo i miei autoprodottini a qualche fiera).
    Bambini che leggono topolino, ma anche ratman, diabolik e dylan dog li vedo ancora. Il problema è che io, che oggi ho 31 anni, già alle medie e al liceo ero l’unica a leggere qualcosa, al massimo eravamo in 4 o 5. Questo porta quindi molti di quei trenta-quarantenni che là non leggevano ad avere dei figli che non leggono (o che non vediamo leggere, perché ora con gli smartphone è un po’ diverso).
    Sempre per questa fascia di età, i 30/40nni, ci sono o i lettori molto forti che leggono da sempre; quelli che magari leggevano qualcosa da ragazzetti e ora stanno tornando grazie a fenomeni alla ZeroCalcare e alle strippine che abbondano su FB; collezionisti dell’oggetto-libro. Quest’ultima mi sembra una categoria particolare perché avendo molta disponibilità di denaro vanno a comprare solo cartonati costosi, che magari non leggono e che stanno fiorendo sempre di più, mentre i volumi morbidini e a buon mercato da edicola o fumetteria cominciano a soffrire. Quindi si stanno precludendo alcuni testi e generi a prescindere, come il fantasy o lo storico. Di contro quindi siamo nel paradosso che leggiamo fumetti francesi o giapponesi perché sono stati più capaci loro di crearsi mercato fiorente su un patrimonio che noi abbiamo e che viene molto spesso ignorato. Non conosco nessuno che non abbia ringraziato almeno una volta Lady Oscar per aver scampato a scuola un compito sulla Rivoluzione Francese o Asterix per ricordarsi le guerre galliche.
    Il fenomeno del cosplay è cambiato: 15 anni fa era una mascherata tra amici, ma alle fiere ci si soffermava su ogni tavolo e stand. Adesso il cosplayer migra ogni weekend in fiere diverse, anche minuscole, ma agli stand non si avvicina e molto spesso hanno il costume di un personaggio che non conoscono.
    Allo stand Bonelli della Lucca C&G in fila c’è ogni tipo di persona: uomini, donne, anziani, ragazzi, genitori, bambini. Magari oggi sono pochi i lettori giovani di Bonelli rispetto all’uscita di Dylan Dog, ma ci sono, e sono gli unici fin’ora che ho incontrato che riescono a passare il piacere di leggere anche ai familiari più piccoli.
    Ho fatto anche lezione a dei bambini su disegno e fumetto. I genitori lo consideravano più un babysitteraggio perché in casa proibivano i fumetti, ma è bastato portargli qualche ultimate spiderman o libro illustrato e si sono persi via a leggere, e mi stavano anche ad ascoltare se gli facevo esempi particolari di affreschi e pitture, ma è facile perché i bambini sono curiosi.
    Non so che stia succedendo, ma bene o male almeno in tv si comincia a parlarne. Alle fiere dei fumetti vedo anche libri e viceversa, ma l’idea che sto percependo è che, se personalità come Zero Calcare o Sio o ‘A panda piace’ all’improvviso smettessero di produrre, sparirebbero anche i numeri positivi che sono saliti negli ultimi anni perché non è solo che ci sono meno ragazzi che leggono (anche perché non ci sono testate che per davvero si prendono carico di qualcosa per i 15/18enni di adesso) ma perché non ci sono più così tanti lettori disposti a leggere qualcosa che esce dalla zona confort, il che con la disponibilità di materiale che c’è ora rispetto agli anni Novanta è una cosa strana.
    Scusa il post lunghissimo, spero di non aver scritto cavolate.

  2. Da quello che si capisce e’ un fenomeno Italiano o globale? Mi sembra che Marika accennasse a questo aspetto.

    Io per lavoro viaggio e ho viaggiato piuttosto spesso in Asia e piu’ di qualche volta sono passato per le librerie, dove ci sono enormi collezioni di fumetti (prevalentemente tipo manga) che coprono moltissimi temi e fasce d’eta’, tra le quali quella adolescenziale e pre-adolescenziale mi ad occhio mi e’ sembrata una delle piu’ prevalenti. Ci sono anche moltissimi volumi per imparare a disegnare i fumetti (ancora una volta prevalentemente manga) da autodidatti.
    Mi sembra strano che in Asia le librerie occupino cosi’ tanti scaffali di roba invendibile, per cui forse ha senso analizzare la situazione italiana in parallelo con quello che succede o meno in altri paesi.

        • Il punto e’ che in altri paesi (e nel sud est asiatico in modo particolare) la spiegazione fatta sul media usato che non sarebbe compatibile con i ragazzi giovani (carta con disegni in bianco e nero, che non si cliccano, eccetera) non sta più’ in piedi. Li’ sono ancora più’ fanatici dei supporti gabrielettronici che i giovani virgulti italici.
          La spiegazione deve essere diversa.

        • Ma secondo te in Italia i ragazzini non comprano fumetti italiani (magari allargando ad altri fumetti europei), ma comprano fumetti giapponesi e/o americani, oppure non compro fumetti di qualunque tipo?

          Perche’ nel primo caso sarebbero gli editori del continente che non sono riusciti a seguire le richieste del mercato. Vdi anche il commento di Marika a proposito del fatto che gli editori italiani non propongono niente che sia veramente proiettato sui ragazzini.

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