La ricerca del lettore tipo e la Teoria delle Tre Zie

La teoria delle tre zie

Come individuare il pubblico di riferimento? Come trovare il proprio “lettore tipo” e centrare il proprio obiettivo? Ecco la mia Teoria delle Tre Zie!

Nel momento in cui scrivo, il Premio Strega 2017 è stato assegnato a Paolo Cognetti da poche ore. Di questo autore ho letto appena qualche post e un’intervista del 2013. Paradossalmente, una delle frasi presenti nell’intervista si aggancia perfettamente a questo articolo.

Domanda: Quando scrivi, un racconto o un romanzo, che genere di lettore ti immagini? E come cerchi di raggiungerlo?

Risposta:

“Scrivo quello che mi piacerebbe leggere, credo.”

CHR_8552-593x443Ora, l’assunto di questo articolo è esattamente l’opposto, quindi se (a buona ragione) pensate che Vincitore di Premio Strega > Caponata Meccanica, allora vi rimando nuovamente a Cognetti che vi può piacere o interessare di più.

Se invece volete ragionare un attimo con me, andiamo avanti.

Mi è capitato già numerose volte di scherzare con degli editori o con altri autori, al momento di definire un progetto editoriale (che sia un romanzo, un gioco di ruolo, un librogame adesso poco importa), su come settare l’intera idea in base alle aspettative di un possibile pubblico. Su come, anzi, per prima cosa, individuare quel pubblico, raggiungerlo, affascinarlo e convincerlo a comprare e fruire di quel prodotto che stiamo pianificando.

Su come trovare la voce, il linguaggio, lo stile adatto a quel pubblico.

Lo scherzo in tutti questi casi suona grossomodo così:

irving-vonnegut“Tu come lo faresti, se dovessi essere tu a comprarlo?”

“Io lo farei per prima cosa così, poi così e infine così.”

“Bene, ricordiamoci di questi punti, perchè così è come non lo faremo!”

“Ahahahahahah. Sigh.”

Questo cinico scambio di battute racchiude una verità lampante e lancinante:

“Uno scrittore (o un autore in generale) NON è il proprio lettore tipo.”

O perlomeno non dovrebbe esserlo. Non è limitarsi, non è abbassarsi, non è sottostimarsi: se ognuno di noi facesse la cosa che assolutamente e purissimamente volesse fare, senza compromessi, finirebbe per fare una cosa adatta a un pubblico di una sola persona: se stesso.

E la farebbe anche male.

Adesso, senza considerare del tutto sbagliato il pensiero di Cognetti (non sia mai), mi pare evidente il paradosso. Secondo il suo assunto, il lettore tipo dei suoi lavori è lui stesso, quindi una persona coltissima, un Premio Strega. Scrivere per un pubblico di vincitori di Premi Strega è qualcosa di assolutamente paradossale, quindi da qualche parte questo ragionamento deve avere delle falle.

"Piacere a tanta gente è una gabbia seducente"
“Piacere a tanta gente è una gabbia seducente”

Invece, se creiamo qualcosa per un pubblico, secondo me, dobbiamo aprirci, spaziare e trovare il massimo comune denominatore possibile per la nostra opera di ingegno, quella che possa “piacere a tanta gente, ma senza che per questo ci snaturi”, un processo che ha quasi del matematico.

Questo vale per chi scrive libri, per chi inventa giochi e per chi viaggia giusto nella zona tratteggiata che fa parte dei due insiemi: il mondo del gioco di ruolo e quello dei librogame. Che linguaggio usare? Che profondità di concetti applicare? Quanto essere generici e quanto essere puntuali?

Una volta bastava una singola, semplice regola:

“Scrivi come se ti rivolgessi a un ragazzo di 14 anni (o a una ragazza di 13)”

Ma oggi le cose sono più complesse e anche i ragazzi non sono più quelli di una volta. Sarà più o meno dalla fine degli anni ’80 che il lettore tipo non è più un ragazzo in piena età scolare, che legge un sacco ed è pieno di sogni e idee, ma forse piuttosto la donna di mezza età, già un po’ fuori dai luoghi e dai tempi in cui succedono le cose. O, se parliamo di giochi, l’uomo di mezza età con figli piccoli a carico.

Bernardo_Strozzi_Le_tre_ParchePer questo motivo, il metodo che io uso è l’applicazione della mia Teoria delle Tre Zie.

Adesso, io ho davvero tre zie che corrispondono ai tipi che sto per elencare, ma voi immaginatele come degli archetipi o ripensate questi modelli come delle persone che davvero voi conoscete.

Inoltre, per salvaguardare la loro privacy (e la mia faccia dai loro schiaffi) dopo la pubblicazione di questo articolo, le tre zie assumeranno l’aspetto e i nomi delle zie di Dampyr della Bonelli, Aysha, Chloe e Vivien, ovvero tre incarnazioni delle Parche, delle Norne o di che so io…

La Teoria delle Tre Zie

Immaginate di avere tre zie.

rem3Aysha è anziana, diciamo intorno ai sessant’anni. Legge pochissimo e al massimo cose come Famiglia Cristiana e TeleTutto. Istruzione medio bassa, disoccupata per tutta la vita o piccoli lavoretti non specializzati.

Guarda molta televisione, con programmi come Libeccio, Gli occhi del cuore e Don Matteo. Non è stupida, attenzione, e nella vita ne ha passate tante, come qualsiasi sessantenne. Però non è interessata a prodotti culturali di medio o alto livello, non li capisce e non la coinvolgono.

Chloe è un po’ più giovane e ha finito traballando le superiori, in un istituto tecnico. Ha lavorato tutta la vita, ma sempre in lavori non specializzati. In compenso ha seguito diverse passioni, sempre con entusiasmo: il coro, la parrocchia, il centro sociale, le feste dell’Unità, gli scout, cose così.

Leggeva all’inizio cose come Cronaca Vera e Grand Hotel, ma ha apprezzato i Tex, gli Sturmtruppen e i Diabolik che giravano per casa, perfino i Dylan Dog del figlio più giovane. Poco a poco è diventata un’appassionata di Settimana Enigmistica, gialli mondadori, romanzi rosa e generici “libri per l’estate”. Insomma legge narrativa di consumo, anche di buona qualità, e si spara quando vuole i cruciverba più difficili della Settimana Enigmistica, che vorrei vedere voi…

494px-Lavery_Maiss_AurasVivien è la più giovane, ha finito il liceo discretamente bene ed ha un impiego di quelli che devi usare la testa: professoressa, impiegata, piccola professionista. Compra il giornale spesso e volentieri, va a vedere i film impegnati al cinema, frequenta le librerie e ogni tanto le presentazioni degli autori, compra bei libri di spessore più o meno due volte al mese.

Di quelli con la copertina rigida, che consigliano la pagina culturale della Repubblica o Fabio Fazio.

Ecco: quando devo comunicare qualcosa e mi serve un linguaggio, io immagino di dover raggiungere una di queste tre zie.

Con Aysha è un po’ difficile, lo ammetto. E’ la zia che pensa che io per vivere “scrivo le cose al computer”. Non leggerà mai un mio vostro libro, non capirà mai cos’è un gioco di ruolo. Però sappiate che mia zia vostra zia Aysha rappresenta il 60% della popolazione italiana e che quando esce un prodotto televisivo “monnezza”, probabilmente ha zia Aysha come target. Il mondo dei contenuti culturali di consumo, insomma, gira intorno a zia Aysha.

Chloe qualche mio vostro libro potrebbe pure leggerlo. Sono certo che le possano piacere i miei racconti e la raccolta sulle leggende della Sicilia. Soprattutto questi mini-saggi di qualche anno fa sono scritti pensando al target più ampio possibile, il massimo comune denominatore: Zia Chloe.

Zia Vivien ha letto anche i miei vostri romanzi. Lo ha fatto, naturalmente, solo perchè è mia vostra zia, ma in ogni caso si trova in possesso degli strumenti cognitivi e culturali adatti a leggere un romanzo scritto da me da voi.

Da parte nostra però è necessario venirle incontro. Se lo merita, povera zia.

Quando scriviamo le cose più difficili e complesse del nostro campionario, facciamolo come se il lettore tipo sia Zia Vivien. Non noi stessi, non Umberto Eco, non un Premio Strega, non Gramsci. Parliamo a Zia Vivien. Non facciamo finta di avere mangiato il vocabolario o un trattato di semiotica la sera prima. Non serve.

Insomma ecco il mio lascito ai posteri. La Teoria delle Tre Zie. Quando state per scrivere qualcosa, scegliete una delle vostre zie come lettore tipo e scrivete qualcosa che lei possa capire, senza che alla fine vi guardi come il nipote strano. Secondo me ne guadagnerà il lettore, ne guadagnerà la vostra scrittura e ne guadagnerete voi.

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Mauro Longo
Mauro Longo
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2 commenti

  1. Cloto, Lachesi e Atropo;
    Morrigan, Macha e Caha Bodbh;
    “Le Tre età della Donna” di Gustav Klimt.

    Citazioni ghiottissime, queste zie…

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