Fantasmagorie e Lanternicità ne Il Fabbricante di Spettri

Tanti i fantasy storici a base di vapore, ingranaggi e alchimia. Ne Il Fabbricante di Spettri appare un’altra arte misteriosa: la Lanternicità!

E’ sempre interessante e divertente inserire in dei fantasy storici delle scienze alternative, fantastiche o weird, che rispecchino credenze e pseudoscienze dell’epoca, visioni perdute del mondo e delle cose, tecnologie oggi inutili o radicalmente modificate. Naturalmente, poichè parliamo di fantasy storico o ucronie o storie fantastiche di qualche genere, nel nostro caso queste pseudoscienze o scienze perdute non solo funzionano, ma hanno dei risultati e degli effetti sulla società molto più spettacolari che nella realtà storica in cui viviamo.

Dopotutto è questo il bello, no? L’alchimia, l’elementalismo, la tecnologia bizantina, i congegni a orologeria, il vapore e tutto il resto, anche cose come la “magia” il druidismo, la capacità di fare miracoli e simili, sono spesso presenti in tante storie fantastiche. Possiamo allungare questi concetti anche verso il futuro, con le pseudoscienze del genere fantascientifico, come “motori a curvatura”, teletrasporto, viaggio nel tempo, manipolazione della Forza, poteri mutanti ed ESP… tutte naturalmente pseudoscienze ad alto tasso di mumbojumbo.

Una saga molto recente, quella dei Powder Mage tira fuori dal cilindro la “Magia delle Polveri” e mescola quindi balistica e fuochi d’artificio con portenti e poteri. Perchè no?

Ne Il Fabbricante di Spettri ho voluto anche io giocare con alcune pseudoscienze, credenze e tecnologie del passato, anche se nessuna di queste assurge davvero a protagonista del libro:

– La Scaramanzia, come insieme di trucchi e tecniche pratiche per contrastare il soprannaturale con mezzi concreti.

L’Alchimia, come aspetto cinquecentesco della chimica.

L’Elementalismo, a partire dagli studi di Paracelso, come una sorta di evoluzione “alla moda” dell’Alchimia e dunque una sorta di Fisica cinquecentesca a base di acidi, folgori, magnetismo ed effetti similari.

L’Orologeria, per quello che in effetti era: una moda tecnologica del secolo, piena di possibili implicazioni tecnologiche e pratiche.

La Scienza degli Effluvi e delle Attrazioni, non saprei come altro definirla, un’altra parte di quelle pseudoscienze cinquecentesche che cercavano di spiegare gli effetti fisici invisibili che accadono in natura. (Per saperne di più!)

Accanto a tutte queste “scienze” più o meno conosciute, ho voluto buttare in mezzo anche due interessantissime tecnologie e pratiche, diffuse già dal Cinquecento, ma che ebbero vita lunga fino agli albori del secolo scorso. Parlo appunto di Lanternicità e Fantasmagoria, due concetti molto vicini tra loro e trovati spesso associati. Di cosa parliamo dunque?

Lanternicità

La Lanternicità, un calco tutto mio dall’inglese Lanternicity, è quell’insieme di nozioni teoriche e pratiche che riguardano la “scienza delle lanterne magiche”, ovvero un ramo dell’ottica con molta diffusione pratica, considerato l’antenato della cinematografia.

Esperimenti con camere oscure, proiezione di immagini, luci e ombre, specchi magici e giochi di ombre sono tutti parte della complessa storia della Lanternicità, che confluirà poi nelle più diffuse “lanterne magiche” dei secoli più recenti. Giochi di specchi e ombre erano conosciuti nelle civiltà del lontano oriente, così come gli stessi Romani conoscevano la teoria alla base della camera oscura. Un celebre utilizzo pratico di questi “trucchi ottici” era quello della pittura, con la storia dei quadri di Caravaggio che sarebbero stati “ricalcati” dal famosissimo pittore dopo averli impressionati con immagini fotografiche ante litteram.

E’ del 1420 una celebre illustrazione di Giovanni de Fontana, nel suo Liber Instrumentorum, che mostra un uomo che regge una lanterna magica mentre questa proietta di fronte a lui l’immagine di un demone, offrendoci da subito alcuni spunti di riflessione:

– La Lanternicità è stata associata molto presto alle Fantasmagorie (vedi più avanti)

– L’episodio della “lampada di Aladino” che fa uscire fuori un djinn assume uno strano effetto in prospettiva. E se fosse anche quella una “lanterna magica”?

Nel 1589, un altro importante trattato di ottica ci proviene da Giovanni Battista della Porta, classico esempio di scienziato cinquecentesco dedito anche al meraviglioso e all’occultismo. Si tratta del De refractione optices, che è considerato spesso anche un “libro di magia”. Proprio questo, decennio più, decennio meno, è il periodo in cui avvengono i fatti raccontati ne Il Fabbricante di Spettri, e le conoscenze dell’epoca sono state molto utili per definire alcuni aspetti di questa pseudoscienza nel romanzo.

Il Seicento è il secolo in cui gli studi e le realizzazioni pratiche di Lanternicità hanno il primo apice: la scienza sta diventando moderna e le sue applicazioni raggiungono i laboratori, le wunderkammer e le università di tutta Europa, mostrando le meraviglie delle lanterne magiche e i loro usi. La Lanternicità si diffonde a vista d’occhio e queste invenzioni prendono ufficalmente per la prima volta il nome collettivo di Lanterna Magica. Inventori, ottici e scienziati dell’epoca non solamente mostrano queste meraviglie in giro, in teatri e spettacoli, ma iniziano a venderle quasi in serie, a curiosi, studiosi e ciarlatani.

Nel Settecento e nell’Ottocento, la Lanternicità si diffonde e cresce ancora: centinaia di persone in Europa e America sono coinvolte in qualche modo nel processo produttivo e nella vendita di questi strumenti, fino ad arrivare ai primi del ‘900 quando le Lanterne Magiche arrivano in mano perfino a teatranti di bassa estrazione, gitani e artisti di strada, più o meno alla stregua di burattinai, cantastorie itineranti e pupari.

Fantasmagorie

Come detto poco sopra, quasi subito gli effetti “strabilianti” delle Lanterne Magiche sono utilizzati per creare spettacoli e trucchi “fantastici” nel senso proprio del termine: apparizioni spettrali, finte evocazioni, proiezioni di immagini diaboliche, angeliche e irreali

Sembra incredibile, ma il pensiero dell’uomo nell’utilizzare un oggetto così “fantascientifico” rispetto ai canoni del proprio tempo si volge immediatamente al fantastico e al “fantasy”. Insomma, come quando nasce il cinematografo e Georges Méliès pensa subito a raccontarci delle storie fantastiche!

Le Fantasmagorie del Settecento e dell’Ottocento erano “horror shows” basati sulle immagini delle lanterne magiche proiettate su fumo, pannelli trasparenti o altre superfici, con una serie di trucchi ed effetti speciali accessori che servivano a rendere tutto qualcosa di “magico” e “fantastico”. Parigi, Londra, Vienna e San Pietroburgo diventarono luoghi chiave di questi spettacoli, spesso portati in giro per l’Europa dai cosiddetti “Savoiardi“, probabilmente per l’origine di molti dei primi possessori di Lanterne Magiche.

Come tutti gli spettacoli, e soprattutto quelli fatti per impressionare, all’accuratezza tecnologica doveva accompagnarsi un ricco eloquio, una abilità scenica e una serie di trucchi di ventriloquio, manipolazione e “prestigio”: insomma la Lanternicità era passata da essere mirabilia per scienziati a trucco magico per ciarlatani, truffatori e itineranti.

Il Fabbricante di Spettri da cui mi sono ispirato per il romanzo era proprio uno di questi. Il nome della controparte storicamente reale dell’antagonista del romanzo era Georg Schröpfer, un ex ussaro e massone che intorno al 1770 eseguiva finte evocazioni di spettri nella propria caffetteria di Lipsia, proprio tramite lanternicità e fantasmagorie. La sua abilità straordinaria gli diede grande fama, e un nome d’arte che fa l’invidia di tutti gli scrittori di fantasy storico: Genspenstermacher, ovvero appunto il “Fabbricante di Spettri”.

La Fantasmagoriana

Il fascino per le Fantasmagorie ha travalicato i generi dell’intrattenimento ed è finito per dare un grande calcio di avvio anche alla narrativa gotica. La “Fantasmagoriana” è infatti un’antologia di otto racconti tedeschi settecenteschi di genere gotico, tradotti anonimamente in francese nel 1812 e in inglese l’anno successivo, col titolo Tales of the Dead. Il suo nome è direttamente ed esplicitamente un richiamo agli spettacoli tanto in voga al tempo, le Fantasmagorie tramite Lanterne Magiche.

Come tutti gli esperti del settore sanno, questa antologia tedesca ha avuto il suo colpo di scena nell’estate del 1816, quando Lord Byron, Mary Shelley, Percy Bysshe Shelley, John William Polidori e Claire Clairmont lessero il volume nella villa di Byron a Cologny, in Svizzera, traendo da esso l’ispirazione per dar vita al loro gioco letterario delle sere successive, che ha poi dato vita tra gli altri al romanzo Frankenstein e al racconto Il vampiro, capisaldi del genere gotico e ispiratori, rispettivamente, della fantascienza e dell’horror contemporanei. Segnalo tra l’altro con piacere che una versione curatissima e interessantissima della Fantasmagoriana è stata di recente tradotta in italiano ed è facilmente recuperabile su Amazon. Non ve la dovete perdere per nulla al mondo!

Come abbiamo visto, il cammino della Lanternicità è lungo e complesso e così quello delle Fantasmagorie. Ultima opera in ordine di tempo a citare queste pratiche misteriose e pseudoscienze fantastiche è proprio il mio romanzo Il Fabbricante di Spettri, a cui vi rimando senz’altro!

Mauro Longo
Mauro Longo
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