Cibo e avventura

Quando l’avventuriero con la pancia vuota incontra quello con la pancia piena, l’avventuriero con la pancia vuota è un avventuriero morto.

Perché menare le mani e sparare saette è facile: il guerriero è addestrato alla pugna, il prelato cura, l’incantatore fa saltare tutto in aria e oggettivamente viene fuori che combattere il signore del male non era poi una cosa tanto complicata.

Sapete cosa mi dice ogni singola spada prezzolata che posa i baffi (notare che il termine “spada prezzolata” è gender free, così come i baffi) sui miei boccali? “Oh, che fatica arrivare fin lì” “Che macello quando ci siamo accorti che era finito l’idromele per brindare” “Non si trovava da mangiare manco una radice secca”.

Le gesta d’arme si raccontano sempre con tanto entusiasmo, ma di cibo e di bere parlano tutti con cupa nostalgia.

Dopotutto anche organizzarsi per tempo mica è facile, perché di cibo te ne puoi portare dietro solo un po’, e devi pure ingegnarti per non farlo scadere fino a… A quand’è che si torna a casa? Nessun avventuriero degno di questo nome può saperlo con certezza, ma in generale tutti seguono la solita lista di accorgimenti:

Nelle pentole si bolle e disinfetta, nelle padelle si frigge e condisce.
Le spezie conservano e danno un sapore meno schifoso.
L’acqua marcisce, l’acqua con sale e aceto no.
Quel che si trova in giro ravviva il pasto.
La fantasia condisce, conserva, insaporisce e non costa niente.

Ma soprattutto, se hai cervello non parti mai con una birra che non sia ben luppolata.

E che c’è nella vostra bisaccia quando partite, quali attrezzi vi portate? Avanti, ho sempre voglia di imparare qualche ricetta nuova.

Michele Gonnella
Michele Gonnella
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