Ora basta taverne!

Ogni volta entrate qui e iniziate con le battute, più o meno ironiche “Eccoci in taverna!”; “Mettiamola sottosopra, questa locanda”; “Ecco un’osteria degna di un mazzapegolo!”; o anche “Sto più volentieri in questa bettola che nel letto con mia moglie”

Siete clienti abituali da un po’, per cui mi permetto di dirvelo… Questa è una LOCANDA, checché ne dicano titoli o tritocartellami* vari!

E ora vi schiarisco un attimo le idee… Si chiama taverna se per lo più vende alimentari e somministra pure qualcosa; osteria se fa principalmente ristorazione; bettola se è solo un calderone da cui si serve il cibo in una stanza; e infine c’è questa, la mia locanda, dove arrivate, date il cavallo allo stalliere, mangiate qualcosa, vi fate una dormita e magari pagate bene prima di levarvi dai piedi. Chiaro?!

I pub poi, piccola informazione aggiuntiva, devono il loro nome al concetto di “public house”, casa pubblica, luogo dove tutti arrivano e mangiano, bevono e dormono. Locande irlandesi, praticamente. È chiaro, le definizioni non sono così restrittive, ma ci si può regolare più o meno così… Cosa hanno in comune tutti questi luoghi? Ci si sbronza e si paga, ovvio.

*Gioco di parole su hashtag: hash = trito; tag = cartellino.

Michele Gonnella
Michele Gonnella
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