L’uomo d’acciaio

Storie fantastiche ispirate da foto. Il gioco è stato ideato da Mario Pesce. Mi ha invitata a giocare Simonetta Olivo, e per il prossimo turno invito Ambra Stancampiano!

Stamattina mood fiabesco, ma considerate che vengo da una settimana di Covid!

di Linda De Santi, 17 luglio 2022

L’uomo d’acciaio svoltò l’ultima curva e trovò l’uscita del labirinto.

Avanzò, malconcio e cigolante, verso la libertà, la mano destra premuta sul braccio sinistro perché non si staccasse, le gambe irrigidite dalla scarsa manutenzione.

Mancavano solo pochi passi, quando l’aria si colorò di pulviscolo azzurro e una fata comparve in un’esplosione di schegge sfavillanti.

“Bravo, uomo d’acciaio! Hai trovato la via d’uscita del labirinto. Per premiare il tuo coraggio, esaudirò il tuo desiderio.”

L’uomo d’acciaio alzò la testa verso l’apparizione, fluttuante a un metro da terra. Quel semplice movimento produsse un cigolio penoso: aveva vagato per giorni tra le insidie del dedalo e non aveva potuto oliare le giunture.

“Che desiderio?”

“Ti renderò un uomo vero!”

L’uomo d’acciaio osservò la creatura fatata, i capelli candidi acconciati in morbide onde, il meraviglioso abito di seta decorato con stelle luccicanti, il sorriso sfolgorante.

“Ma non è il mio desiderio.”

“Come, no? Diventerai come tutti gli altri uomini!”

L’uomo inclinò ancora di più la testa verso la donna, per poco il cappello a imbuto non scivolò a terra.

“No, grazie.”

L’incantevole sorriso della fata rischiò d’incrinarsi. “In che senso? Diventando un uomo vero, avrai anche un cuore vero, dei sentimenti reali. È ciò che hai sempre voluto.”

L’uomo d’acciaio chinò la testa. “Lo volevo, forse, all’inizio di questo viaggio. Ma ora non più.”

Il sorriso della fata si spense del tutto. “Cosa? Perché?”

“Perché sarebbe lo stesso tipo di cuore che ha accettato che venisse costruito questo labirinto.”

“Cosa c’entra?”

“Lo stesso tipo di cuore che ha raso al suolo le foreste di queste terre, ha prosciugato l’acqua nei fiumi e dato fuoco alle città.”

“Ma non vuol dire che…”

“E lo stesso tipo di cuore” continuò, e i suoi occhi, nonostante non fosse che un uomo d’acciaio rigido nei movimenti e nelle espressioni, sembrarono sciogliersi in lacrime. “Che ha ucciso i miei compagni. Che ha sparato al Leopardo, bruciato l’Uomo di Paglia, portato via la bambina. Non li rivedrò mai più, e anche se, come dite voi, sono incapace di sentimenti, in questo momento il dolore mi spezza.”

La fata alzò un sopracciglio. “Quindi non vuoi la mia magia?”

“Sì, la vorrei, ma per riportare in vita i miei amici.”

L’essere incantato scosse la testa. “Non posso farlo.”

“Allora, addio.”

Il bellissimo volto della fata si contrasse per il fastidio. Prima che la creatura fiabesca potesse ribattere qualcosa, l’uomo d’acciaio riprese a camminare verso l’uscita del labirinto e se la lasciò alle spalle.

Oltrepassò la soglia, un uomo d’acciaio zoppicante e rugginoso, ma solenne come chi rompe le righe, lancia un dado, accende una luce nel buio. Pochi passi e fu fuori, solitario tra i roghi, nel mondo che bruciava tra alte fiamme verde smeraldo.

Redazione
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