Virginia Strano e la Chiave di Re Salomone – parte quarta

Virginia Strano e la Chiave di Re Salomone è uno dei racconti vincitori del concorso Steampunk vs Dieselpunk di Scrittevolmente.
Ecco la prima, la seconda e la terza parte del racconto.

(…)

Virginia prese da una tasca due bastoncini avvolti di carta di mummia vergata di sortilegi e li accese. Aspettò che il fuoco li consumasse per metà e che le essenze di assenzio, papiro ed alloro impregnassero bene l’aria del passaggio, poi le spense e soffiò innanzi il fumo.

Nessun sigillo, niente stregoneria goetica, nessun pericolo.

Prese la lanterna, la accese e aprì lo schermo anteriore, per dirigere in avanti il fascio di luce. Avanzò con cautela, scoprendo i resti di diverse trappole meccaniche e maledizioni visigote disseminate nel passaggio, tutte azionate, fatte saltare o messe fuori uso da tempo. “Lame rotanti, fuoco greco, glifi di inibizione, spore carnivore” disse sottovoce, rivolta al suo compagno. “Chi ha disposto le protezioni del Tesoro di Alarico non mancava di ingegno. La spedizione di Abulafia deve essere però riuscita a superarle, almeno fino a questo punto.”

 

Il passaggio si aprì su una scalinata a ventaglio che conduceva verso il basso.

Ossa umane. Qualcuno invece qui ci ha rimesso la pellaccia

La camera davanti a loro era spoglia e vuota, se non per una decina di scheletri sparsi al suolo e una serie di pilastri di pietra che salivano fino al tetto, secondo una disposizione geometrica che Virginia non riconosceva. Li contò: tredici pilastri, tutti di granito. Anche le pareti erano dello stesso materiale e il perimetro contava sette lati, dissimili per inclinazione e lunghezza. Controllò ancora la Mappa. Un’ultima annotazione di Abulafia: Il saggio non si lascia ingannare dalle cose terrene ma si concentra su quelle impalpabili.

Ci sono delle punte di metallo tra le ossa.” le indicò Kadmos. Virginia spostò la lampada e illuminò con attenzione i cadaveri. Ognuno di essi era stato colpito da una o più lame triangolari di metallo. Un’altra decina di esse erano sparse sul pavimento, difficili da distinguere a causa del colore della roccia.

Un’altra trappola, stavolta letale. Fili invisibili? Piastrelle a pressione? No. Abulafia non si sarebbe fatto sorprendere da banalità del genere.

 

Virginia si sedette sulle scale a riflettere. Forse qualcosa di ancora più impalpabile.

Prese la pipa, riempì il fornello e l’accese. Fece lunghe boccate e soffiò via tutto il fumo verso la stanza, illuminandolo poi con la lanterna. La camera era percorsa da sottili correnti d’aria compressa, che la attraversavano in diverse direzioni come l’intreccio di una ragnatela a tre dimensioni. Notò che essi avevano origine e fine in punti delle pareti che non erano visibili dalle scale, grazie all’astrusa disposizione dei pilastri. Uno di quei getti sottilissimi passava a meno di cinque piedi dal suo punto di osservazione.

Boccagli eolici. Le bizzarrie della stanza servono solo a distrarre. La minaccia è nel vuoto in mezzo ai pilastri. Ingegnoso.

Cautela, Kadmos” spiegò al suo compagno, che attendeva dietro di lei. “Sospetto vi siano mantici occultati che insufflano aria nella stanza attraverso condotti a doppio cannello, verso dispositivi di grande sensibilità. Se qualcosa dovesse attraversare i getti e interrompere il passaggio dell’aria, i dispositivi cambieranno posizione e innescheranno il lancio di quelle punte di metallo. Per nostra fortuna, son venuta all’avventura provvista di ogni aggeggio che possa aggirare queste antiche trappole. Ricordi gli Icosaedri?”

Virginia estrasse da una delle scarselle un pugno di solidi metallici a venti facce, grandi ciascuno quanto il suo pollice. Unì le mani a coppa, li attivò e li lanciò tutti insieme nella stanza.

Gli icosaedri caddero a terra e cominciarono a scoppiettare. Ogni volta che uno di essi colpiva il pavimento, sul lato interno della faccia che toccava il suolo si accendeva una miccetta che lo faceva rimbalzare in un’altra direzione, rotolando, saltellando e sbattendo contro i pilastri e le pareti.

 

Uno ad uno gli icosaedri passarono in mezzo ai getti d’aria compressa e azionarono i dispositivi. Una decina di poliboli di metallo apparvero in alto da dietro ai pilastri, balestre a ripetizione con argano azionato da oscillatori elicoidali, che iniziarono a sparare le lame triangolari verso i punti di attivazione della trappola. La traiettoria delle punte pareva studiata affinché non attivasse altri inneschi, ma i triangoli rimbalzavano più volte sulle pareti, a terra e contro i pilastri, cambiando direzione una decina di volte prima di fermarsi.

Gli icosaedri rollarono e rimbalzarono per un minuto, con botti, fischi e fili di fumo, e per tutto quel tempo la stanza fu avvolta da una nube di punte d’acciaio che sfrecciavano in ogni direzione, intersecandosi su linee stereometriche impeccabili e cadenze di fuoco perfette.

Alla fine i poliboli esaurirono la loro scorta di proiettili e si quietarono.

 

Virginia e Kadmos si mossero rapidamente lungo la camera e raggiunsero l’uscita, camminando sulle punte metalliche. Un varco a trapezio conduceva ad un ulteriore passaggio scavato nella roccia. Su una parete c’era un’iscrizione veloce. Huc Usque Abulafia. Fin qui Abulafia. Quella stanza era l’ultima raggiunta dallo studioso. Da allora in avanti non ci sarebbero state altre indicazioni o suggerimenti.

Oltre il passaggio una lunga scalinata scendeva diritta nella roccia. Una luce violacea sembrava provenire dal fondo e risalire lugubre verso di loro. Anche Pannocchia rimaneva in silenzio e solo ogni tanto faceva capolino dalla sua tasca, fiutando la cautela della sua padrona. I due avventurieri giunsero ben presto ad una balconata, che sovrastava un’ampia sala a volta larga oltre cento piedi.

Si appoggiarono a una balaustra di marmo che dava sulla grotta. Avevano trovato il Sepolcro di Alarico.

Continua…
Mauro Longo
Mauro Longo
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4 commenti

    • Ai videogame non gioco moltissimo e non sono ferrato con il linguaggio delle recensioni. Però ogni tanto scrivo qualcosa di libri, librogame, giochi di ruolo, film, racconti, narrativa fantastica e cose simili…

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