La piccola bottega degli orrori – ultima settimana per votare

Ultima settimana per votare i racconti de La piccola bottega degli orrori di Writer’s Dream, uno dei concorsi amatoriali per scrittori dilettanti segnalati QUI.

Per votare è necessario iscriversi al forum, ma volendo, anche senza iscriversi, è comunque possibile leggere i racconti e spendere un po’ di tempo tra storie dell’orrore delle più varie declinazioni: splatter, terrore puro, gotico o ghost stories.

Ecco quindi tutti i racconti in concorso, aperti alle votazioni fino a domenica 22 Luglio.

In particolare ecco il link diretto a La terza parte della ricerca, il cui incipit era stato inserito anche QUI.

Ed ecco infine un secondo stralcio de “La terza parte della ricerca”:

(…)

Altavilla e le frazioni vicine sono citate più volte dai tribunali dell’Inquisizione, fin dalla metà del XIII secolo. Vi compaiono diversi eretici, bestemmiatori, bigami e superstiziosi e perfino una nutrita comunità di ‘streghe’. Dapprima, nel 1447, vennero scoperte e processate due di esse, le quali, a loro volta, accusarono per salvarsi una certa loro maestra. Nonostante l’inquisitore capo Monsignor Lammardo interrogasse a lungo gli abitanti di Altavilla, la Maestra non venne mai individuata e le due streghe furono bruciate quello stesso anno, per aver adorato il demonio, compiuto malefici e aver avuto rapporti contro natura con i propri animali domestici.

Secondo i resoconti che ho esaminato, le donne diedero molti segni riconoscitori della Maestra, come il fatto che zoppicasse leggermente, avesse un braccio più lungo dell’altro e un terzo capezzolo al seno. Dissero anche che essa si accompagnava sempre a diversi animali, tutti neri, con atteggiamento e sguardo intelligenti come quelli umani. Questi animali erano, secondo loro, ricettacolo di spiriti che la ascoltavano e le parlavano, insegnandole molti segreti e diverse arti. Le due donne li chiamavano magistelli e citarono un cavallo, due gatti, un cane e un caprone, aggiungendo anche particolari sconci che potete immaginare con facilità e non c’è bisogno di riportare.”

De Santis fece una pausa studiata da esperto conferenziere e scrutò il suo pubblico. I presenti assecondarono la teatralità del suo monologo, rumoreggiando nuovamente e muovendosi nervosamente al proprio posto.

Compiaciuto, De Santis si grattò il petto e sistemò la camicia, per evitare il fastidioso sfregamento che lo affliggeva. Provò ancora a scacciare le mosche attorno la cattedra e continuò.

Circa venti anni dopo, altre otto donne delle diverse frazioni attorno al paese vennero indicate all’Inquisizione come fattucchiere e ‘donne selvagge’. Fu di nuovo Monsignor Lammardo a scoprire che le donne erano ancora una volta collegate a un’anziana madre superiora. Nonostante Lammardo si fosse recato di persona ad Altavilla, anche questa volta la maestra della congrega non venne trovata. Egli riportò nelle sue note che il tipo di pratica blasfema che si era scoperta era la stessa di vent’anni prima. Nei resoconti del tribunale ritornano ancora i magistelli, i connubi, i rapporti contro natura e le deformità. Dopo il rogo delle prigioniere, Monsignor Lammardo inviò ben tre missive al papa, Sisto IV, per sollecitare un’azione maggiore di indagine e forza contro Altavilla. Si legge da queste lettere che Lammardo considerava il nostro paese come…”

De Santis cercò tra i propri appunti una fotocopia, con alcune righe evidenziate in verde, e lesse direttamente dal foglio.

…Ecco qui: un calice tracimante di abominazioni. E ancora, la misteriosa maestra viene identificata senza mezzi termini come la grande prostituta del demonio, soggiacente alle turpitudini di legioni di spiriti dannati, bestie e uomini.”

Come in risposta a quelle parole, un leggero sbalzo di tensione fece abbassare l’illuminazione nella sala. Le luci rossastre all’esterno divennero per un attimo visibili attraverso le grandi finestre della stanza. Subito dopo, le lampade verdi e i candelabri di cristallo tornarono a risplendere, nascondendo nuovamente le fiamme che ardevano fuori, nella notte.

Ahi, ahi, miei signori”, si interruppe il professore, guardando le finestre e i vecchi lampadari del soffitto. “Non abbiamo più molto tempo, immagino.” Sorrise beffardo al suo uditorio. I presenti si mossero nervosi e di nuovo si guardarono attorno. 

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Mauro Longo
Mauro Longo
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