“Caponata Meccanica” in pubblicazione con Lettere Animate

Terminata la selezione per il primo numero degli Almanacchi di Lettere Animate, dedicato a racconti fantasy e di fantascienza.  Una piccola antologia sarà presto a disposizione sul sito di questo editore digitale. Ecco i racconti che vi appariranno e una piccola anteprima di Caponata Meccanica.

La selezione del primo Almanacco di Lettere Animate è la seguente:

  • Francesco Zamboni – Il giorno che il cielo…
  • Laura Schirru – Il meridiano del sole e della pioggia
  • Manuela Micheli – La scelta della sacerdotessa
  • Federico Lasagni Manghi – Magia
  • Massimo Valentini – Il predatore perfetto
  • Michel Franzoso – Nomination
  • Fabrizio Mancini – Artigli, anice e artemisia
  • Ruggero Ronzulli – Oltre l’orizzonte
  • Guergana Radeva – Blocked
  • Fernando Clementi – Il tempo
  • Viola Lodato – Dominio
  • Maurizio Brancaleoni – Le venusiane ascoltano Beethoven
  • Maria Lipartiti – I retroviaggianti
  • Roberto Longobardi – Darvil di Malaton
  • Valentina Barbieri – Arél
  • William Prada – Ahead to the Past
  • Emanuele Carraro – Il lieto inizio
  • Irene Gualeni – Comunicare
  • Mauro Longo – Caponata Meccanica

Ovviamente, Caponata Meccanica è il nome di questo blog. Pochi sanno però che il nome deriva da quello di un vecchio racconto cyberpunk, tirato fuori dall’hard-disk, lucidato, rimesso in sesto e inviato a Lettere animate qualche giorno fa per il concorso.

L’incipit del racconto era già a disposizione su questo blog e adesso, per celebrare la notizia, eccone un’altro frammento.

Flash. Carnagione scura e capelli lunghi e neri, che si ostinava a non voler coprire e che il foke rischiava di corrodere notte dopo notte. Un quarto greco, un quarto neosolimitano, l’altra metà di una indistinguibile provenienza cittadina, mescolanza di cento razze bastarde da generazioni.

Si era appena inoltrato nella Corte dei Miracoli, un territorio piccolo e variopinto di grigio a metà strada tra la Città Bassa e il Sottomondo, ricettacolo di molte losche imprese e di distratta e sbandata umanità, nonché sorta di zona franca tra i quartieri appartenenti alle varie cosche, organizzazioni, famiglie e corporazioni che si spartivano quella città meschina in accordo con il clan degli Aragonesi. Un poster olografico all’ingresso della via mostrava un cuoco sorridente assaggiare la sua caponata con il cucchiaio di legno, i baffoni grigi e il volto giocoso incorniciato da un alto cappello bianco. Il logo Nutrizionali Zihino campeggiava in basso a destra, con la “h” che sfarfallava un po’, mentre una scritta che appariva e svaniva a intermittenza recitava “Appetina – l’amore per la caponata è il segreto di Nonno Bartolo.”

Certo, come no… Flash lo conosceva, il segreto di Nonno Bartolo, e non gli sembrava avere a che fare con l’amore.

(…)

E insomma, a parte l’odore acido del foke iridescente, tolta la puzza di caponata aumentata che gli impregnava i capelli e la giacca, escluso il sentore di polvere da sparo, cadavere, benzina e neoplastiche bruciate tipico della Corte dei Miracoli, Flash attorno a sé quella notte sentiva aria di morte. Adesso che ci rifletteva un po’ meglio, Flash si domandò se si trattasse davvero di un odore e non di qualcosa d’altro, che forse agiva nel suo cervello stimolando gli stessi centri primari di allarme e cautela.

Come una sensazione di freddo addosso, un sudore freddo e appiccicoso, un diffuso problema cutaneo di pelle d’oca, l’impressione di essere seguito, circondato, avvistato da occhi ostili, segnalato, monitorato. Forse erano davvero i detector della Vision che lo avevano raggiunto, per fargliela pagare, per ritirarlo dal mercato.

I rombi delle moto da combattimento tagliavano la notte in lontananza.

Flash finì la birra che aveva in mano, una Camaro nera doppio malto, tipo piscio caldo. Ruttò e gettò la bottiglia in un angolo della strada davanti a sé. La vide rotolare via, saltellando ammaccata.

Era quasi arrivato a destinazione.

E siccome era sveglio, era una volpe dei bassifondi, era il più veloce a scappare, allungò il passo e si dileguò dietro l’angolo.

Mauro Longo
Mauro Longo
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