Hydropunk – i vincitori del secolo sommerso

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Si è conclusa la fase di giudizio del concorso HydroPunk – The Drowned Century, organizzato da Minuetto Express. 25 i racconti partecipanti, 14 dei quali entreranno nell’antologia finale, compresi i 3 premiati. Tra questi ultimi anche il mio. Ecco i titoli classificati e un’anteprima!

Hydropunk è il concorso di narrativa fantastica di Minuetto Express, dedicato ad avventure di retrofantascienza in un pianeta (il nostro) sommerso dalle acque.

Nell’universo di HydroPunk le vecchie leggende che parlano di sirene, piovre giganti, città sommerse e mostri marini non sono del tutto infondate… anzi. Mentre gli uomini sono impegnati a combattersi tra di loro, intere civiltà nascono, prosperano e si annientano a vicenda nelle sterminate profondità degli abissi… ma è solo questione di tempo prima che i due mondi, la superficie e le acque, entrino in contatto. La domanda è… sarà un incontro o uno scontro?

Hydropunk si è concluso ed ecco il verdetto dei tre giudici, che hanno potuto valutare i venticinque racconti in concorso:

  1. Mareah and Juliette, di Alessandro Forlani
  2. Tempi interessanti, di Davide Mana
  3. Gli acquanauti degli oceani boreali, di Mauro Longo

Quarto posto ex aequo e inserimento nell’antologia per:

  • Moby Dick Project, di Enzo Milano;
  • Sotto Pressione, di Gabriele Falciani;
  • L’Arcipelago di Ulisse, di Ariano Geta;
  • Nuovo Mondo, di Stefano Trevisan;
  • Caccia Grossa, di Massimo Mazzoni;
  • Gli Occhi del Mostro, di Moreno Pavanello;
  • Fuochi Fatui, di Francesca Rossi;
  • Imperius Rex, di Marco Montozzi;
  • Contro Natura, di Stefano Busato Danesi;
  • Scogliere, di Alessio Brugnoli;
  • La Caccia dell’Albatross, di Marcello Nicolini.

L’antologia uscirà come e-book gratuito nei primi mesi del 2013.

Ecco nel frattempo un’anteprima del racconto terzo classificato, in attesa di un rilascio anticipato su Caponata Meccanica.

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Skrae, Macchinista del Marrano

Gli acquanauti degli oceani boreali

Attorno a loro il mare era scuro e tranquillo e l’unica terra in vista era un’isola a un miglio di distanza, con le rive rocciose e l’interno fitto di vegetazione. Senza neanche salutarli, Skrae si spogliò completamente e si tuffò in mare, ansioso di restare per un po’ da solo nel proprio elemento. Scomparve in poche bracciate.

La coperta dei sottomarini di classe Manta era piatta e larga. Jan fece un giro sullo scafo, ispezionò fiancate, timoni e alettoni e poi si distese al sole, con le mani dietro la nuca. “Poteva andare peggio.”

La lega leggera di cui era composta la doppia scafatura del Marrano si stava già asciugando al tepore del mattino, così come le loro mute in pelle di squalo. Miralda si sedette vicino a lui e ne approfittò per sciogliere i capelli, che le ricaddero sulle spalle come una colata di oro rosso. “Certo, come no. Siamo completamente senza additivo, il propellente è in esaurimento e non abbiamo più mine di poppa, senza contare che siamo fuori rotta di quattrocento leghe per la consegna e dispersi nell’Oceano Proibito. Poteva anche andare meglio, Capitano.”

“E tuttavia siamo vivi” replicò Jan. “Filtri, turbine e sistemi di plancia sono in buone condizioni e non abbiamo danni allo scafo. Il carico e la ghirba sono salvi, abbiamo visto un altro giorno e l’abbiamo messa in gabba alla Compagnia. A me sta bene, un modo per tornare indietro lo troveremo.”

Jan aveva la gola arsa per i filtri a calce del respiratore e si scolò una intera bottiglia di acqua, mentre Miralda si sgranchiva le gambe percorrendo avanti e indietro le venti vare di lunghezza della coperta.

“Sai,” disse il secondo del Marrano, osservando l’isola in lontananza, “dicono che qui un tempo ci fossero enormi montagne di ghiaccio galleggianti e che la gente vivesse in case di neve. Ci crederesti?”

“Sì,” rispose Jan, “le montagne di ghiaccio si chiamavano iceberg e le case di neve igloo. A Ginevra quando ero bambino c’erano molte librerie e cinematografi che raccontavano la vita nel vecchio mondo. Ricordo un documentario che mostrava le città che si inabissavano, giorno dopo giorno, fino alla cima dei grattacieli. Un anno di Diluvio mostrato in un’ora di filmato, davvero impressionante… Poi scoppiò la guerra e i cinematografi presero a trasmettere solo notizie di battaglie e arrembaggi.”

Miranda sorrise: “Bambino? Tu? Ehi, credevo che fossi già arruolato durante la Prima Guerra Marina, capitano!”

“Non sono così vecchio, ragazzina” rispose Jan, fingendosi piccato. “Ho appena quarant’anni!”

“Quarant’anni! Allora sì che sei un vecchio. Potresti essere mio padre!”

“Diavoli del mare, spero proprio di no. Sai le sculacciate che ti saresti presa?”

Miralda estrasse due pugnali e glieli puntò contro. “Avresti solo dovuto provarci” ghignò.

Jan le afferrò il braccio e glie lo torse all’indietro, sbattendola contro l’intubatura di una delle eliche di coda. “Se vuoi te lo mostro, sono ancora in grado di darti una lezione!”

“Tieni giù quelle manacce” Miralda provò a divincolarsi. “Brutto…”

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Due teste mozzate rotolarono sul ponte a pochi passi da loro. Irsute e pallide, avevano le pupille bianche riverse e i lembi lacerati e irregolari di un taglio all’altezza della gola. Non erano umane.

Skrae riemerse dall’acqua, issandosi sulla coperta con una flessione delle braccia allungate.

“Non è luogo questo per riposarsi” disse. “L’isola è infestata da Brachiatidi che stanno nuotando verso di noi. Ne ho incontrati un paio in avanscoperta ma il grosso arriverà in pochi minuti.”

“Brachiatidi?” chiese Miralda.

“Uomini-scimmia acquatici” spiegò Jan, raccogliendo velocemente le sue cose. “Bestioni anfibi che adorano Hanuman-Dagon e mangiano carne umana. Io e Skrae li incontravamo spesso sulla rotta dell’Hindukush, ma devono essere arrivati anche qui a nord. Sotto coperta immediatamente!”

Si infilarono nella plancia e richiusero la cappotta, mentre i primi arpioni piovevano sullo scafo. In pochi istanti, i tre raggiunsero le postazioni, avviarono le strumentazioni di bordo e accesero i motori. Il ronzio iniziale divenne immediatamente un rombo cupo, accompagnato da sbuffi di fumo nero. Il sottomarino iniziò l’immersione, travolgendo alcune delle creature umanoidi che lo stavano già circondando. Una di esse si abbrancò alla vetrata di prua e sbatté il muso contro la lucite, cercando di sfondarla a colpi di zanne.

“Ma che razza…” inorridì Miralda, osservando i tratti del volto pallido e inumano che premeva contro la vetrata. Il mostro riuscì per qualche istante a restare aggrappato, poi la velocità del sommergibile gli fece mollare la presa e la creatura degenerata scomparve nel blu.

“Abbiamo perso anche troppo tempo” concluse Jan senza più sorridere, allacciandosi le cinghie e gli spallacci. “Vediamo di trovare un posto dove fare rifornimento o tra poche ore resteremo alla deriva nell’Oceano Proibito, in mezzo alle scimmie di mare.”

Leggi un altro spezzone de Gli acquanauti degli oceani boreali!

Attendi per il racconto completo!

Mauro Longo
Mauro Longo
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