Il Decamerone dei Morti – La novella di Cacciaguida

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Il Decamerone dei Morti! Un’anteprima della Novella Quinta o di Cacciaguida, anche detta de Il Giorno delle Ceneri. Il Decamerone dei Morti sarà presto disponibile sul sito di Origami Edizioni!

Cacciaguida e i suoi compagni raggiungon Firenze per il Carnevale, ma si debbon scontrare contro diabolici Verri che niun riesce a fermare.
Incomincia per tramite di quei porci il Flagello di Firenze e cadono una per una le leggi e il rispetto dell’usate consuetudini.
Cacciaguida intraprende una grande impresa per la salvezza degli uomini, che lo porta ad affrontar avventure e terrori.
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Estratto dalla Novella Quinta o di Cacciaguida

(…)

Era poggiato per la strada un tale, forse un merciaio, che avea avuto la sventura di porre il suo banco di fronte alle porte del macello e di esser stato la prima preda dei maiali usciti dall’edificio, forse addirittura del gran porco capo del branco. Il ventre suo era stato aperto e tutte le interiora dilaniate e riversate fuori, che esso parea avere ora un buco nero di cose molli al posto dell’addome. Un telo era stato posto sopra di lui dai buoni frati, in attesa di poterlo portare via, e ora esso vibrava e tremava come se qualcuno lo tirasse.

Da sotto il telo l’uomo parve riscuotersi e contrasse le braccia e le gambe. Poi si sollevò e il velo cadde a terra, mentre quello si alzava in piedi lentamente. Ricordo ancora quella prima visione orribile e al solo pensiero il gelo mi corre di nuovo per la schiena e tutti mi si drizzano i capelli in testa.

Ecco come apparve il primo dei Morti di Firenze. Egli avea come detto un gran squarcio sotto il torace, che avea inzuppato di rosso sangue tutte le vesti e che mostrava gran lacerazioni, e pezzi di osso e di frattaglie ne apparivan fuori ma già il colore di quella parte di lui tendeva al nero e parea essere il pieno calderone dove tutte le bozze e i gavaccioli si stavan diffondendo. Non che si vedessero muovere parti del suo interno o ne uscissero vermini o altri orrori, ma quasi mentre l’occhio lo fissava, quello squarcio insopportabile agli occhi appariva farsi più scuro e putrescente e quasi come se si addensasse e divenisse più fibroso e duro. Dalle braccia e dal collo, dove si potea scorgere la pelle, essa andava divenendo invece più chiara, mentre apparivano in gran tratto alcune macchie nere e strisce nei punti in cui un tempo scorreva il sangue.

(…)

Potete ben immaginare quello che accadde dopo. Dapprima tutti cercaron di quietarlo, poi, quando le grida ferine e i morsi e i graffi non si placavano, tutti tentaron di ributtarlo al suolo per bloccarlo e legarlo, ma senza successo. Le guardie infine, dopo avergli intimato più volte di fermarsi, datosi che egli gli si avventava ai calcagni e non dava mostra di comprendere nulla se non violenza, dapprima lo colpiron con il piatto e poi esasperati lo passaron a filo di spada.

E ancora a stupore si aggiunse stupore, perché, come ben capirete, a quello nulla fecero i ferri nella carne. Gli occhi eran oramai mutati in nero fitto e dai vari squarci non veniva fuori più sangue ma umor giallo e icore denso che parea rinserrare i lembi delle ferite e far la pelle tutta asciutta e fibrosa.

Allora la paura si impossessò di molti, che presero di nuovo a fuggir per ogni dove, finalmente rendendosi avveduti che un altro terrifico prodigio stesse avvenendo.

Solo io e il Menabuoi ci facemmo sotto e io piantai il mio ferro da cinghiali nel suo petto, tenendolo giù a terra, mentre con la mannaia da beccaio l’altro menò un gran colpo al collo, mozzandoglielo di netto.

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Il Decamerone dei Morti 

o

L’alba dei Trapassati Redivivi

Dieci storie di altrettanti sopravvissuti raccontano i terribili avvenimenti di un’epoca oscura in cui l’Europa cadde nella morsa della mortifera pestilenza in grado di far rialzare i morti. Tre donne e sette uomini narrano le vicende loro e della compagnia in cui militano, in modo da lasciare un ricordo di quei terribili giorni e perché la loro esperienza possa essere di aiuto alle generazioni future.

Seppure un futuro vi potrà essere.

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Mauro Longo
Mauro Longo
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