Il Decamerone dei Morti – La novella di Fosco

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Il Decamerone dei Morti! Un’anteprima della Novella Ottava o di Fosco, anche detta de La Danza Macabra. Il Decamerone dei Morti è disponibile sul sito di Origami Edizioni!

Calandrino, Bruno e Buffalmacco d’intorno per Firenze van cercando cantine, dispense e granai per sopperir alla scarsità di cibo.
Si ordisce allora una burla per trarvi in inganno il Calandrino e lo si costringe a far una gara di corsa con i Morti, che infine come lui saran gabbati.

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Estratto dalla Novella Ottava o di Fosco

(…)

Nella nostra città, che prima dei giorni del Miasma era abbondante di varie maniere e di nuove genti, vi è ancora vivo un pittore chiamato Calandrino, uomo semplice e di nuovi costumi, il quale spende la maggior parte del tempo con due altri pittori, chiamati uno Bruno e l’altro Buffalmacco: uomini sollazzevoli molto, ma per altro avveduti e sagaci, i quali con Calandrino spesso si accompagnano per il motivo che dei suoi modi e della sua semplicità sovente gran festa prendono.

Ed anche se essi paion esser leggeri come uccelli e non badar altro che a rubar nelle cantine i vini e i cibi abbandonati e farne gran banchetto oppure a tirar giochi e burle ai Morti e ai Beccamorti, pure essi grandi amici sono e l’un l’altro in questi giorni di morte sempre si guardan i fianchi e si tutelan, contro le avide bocche dei defunti.

Ed ecco che essi un giorno discutevano delle cose dei Morti e di quanto sta capitando nella nostra misera città e in tutta la meschina Italia, sì come noi stessi molte volte in questo verziere facciamo. E diceva così Buffalmacco agli altri due: «Non vedo io donde una cotal tragedia possa aver avuto cagione» e a questo pensiero rispondeva il compare Bruno: «Ci si interrogano invano i più saggi dei saggi, ché forse adesso vogliamo noi che siamo cialtroni trovare la risposta?»

Ma Buffalmacco tornava presto al suo ragionamento: «Ben io ti dico che, in questa faccenda nuova e terrificante, il saggio ed il cialtrone pari sono e son certo che debbono avere più argomenti di verità i cialtroni vivi piuttosto che i dottori morti.»

A quello allora Bruno rispondeva: «Sicché cosa vuoi dire e perché hai principiato questo conversare, che non mi pare aver motivo alcuno di esistere né starci conducendo ad alcun assunto?»

E Buffalmacco, di rimando: «Perché, come dissi, non vedo come questo abbia avuto origine, ma bisogna noi pensare a come metterci la fine.»

Tra essi due, si intrometteva allora Calandrino, dicendo: «Come questa cosa può finire, se essi sono già morti e noi tutti vivi? Ché non sapete che li vivi terminano ne li morti? Ergo, dico io, questa faccenda finirà con tutti morti.»

Ma Buffalmacco riprendeva il suo ragionamento e diceva: «Eppur io dico che noi si possa fare ancora qualcosa contro Madonna Morte, gabbandola come abbiam sempre gabbato tutti. Perché voi sapete che lunga abbiamo la scuola di burlare in mille maniere gli uomini, per trarne diletto e risate. E maggiormente è stato facile mettere al centro in tutte le nostre burle coloro che più avidi e stupidi sono. E non c’è alcuno che sia più avido e istintuale e di bassi desideri e stupido quanto lo sono questi defunti. Per cui io dico di gabbar li Morti!»

Ma a quello così rispose Calandrino: «Bello sollazzo che se ne trarrebbe, a ridere dei Morti e scompisciarsi. Io dico esser quella una gran perdita di giorni. Meglio invece andar cercando altro mangiare ché per cantine e magazzini, salami e formaggi solo noi attendono. Eppoi cos’è questa storia di avidi e stupidi? Ché forse tutte le volte che me avete gabbato, voi infami, fu perché io sono avido e tardivo? Fu quella solo questione di innocenza mia e turpitudine vostra!»

Così dicendo, egli se ne andò e diresse nella strada, verso quei luoghi che in questi giorni essi insieme vanno esplorando, dove mancanza di Morti vi è, ma abbondanza di conserve e salagioni, ovvero cucine e camere di palagi e botteghe. Rimasti indietro invece Bruno e Buffalmacco, essi insieme ordirono la burla, che si comporrà come vi dirò.

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Il Decamerone dei Morti 

o

L’alba dei Trapassati Redivivi

Dieci storie di altrettanti sopravvissuti raccontano i terribili avvenimenti di un’epoca oscura in cui l’Europa cadde nella morsa della mortifera pestilenza in grado di far rialzare i morti. Tre donne e sette uomini narrano le vicende loro e della compagnia in cui militano, in modo da lasciare un ricordo di quei terribili giorni e perché la loro esperienza possa essere di aiuto alle generazioni future.

Seppure un futuro vi potrà essere.

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Mauro Longo
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